Quarto Mandala, un nuovo colore

Sono arrivato al quarto mandala, questa volta finito in collaborazione con una mia amica durante le festività natalizie.

Ne condividerò altri due colorati sempre da lei.

Tutto ciò aggiunge un nuovo “colore” al mio libro di mandala: il colore della condivisione.


mandala

La forza interna

Un articolo-sketch un po’ diverso dal solito.

Da un paio di mesi mi sono interessato al Tai Ji Quan (o Tai Chi Chuan) e ho cominciato a praticarlo con costanza settimanale.

Non sono un esperto al riguardo (sono agli inizi!) ma come in tutti gli altri articoli mi limito a descrivere alcune idee o modi che ho trovato per affrontare la scalata.

Il Tai Ji Quan è un’arte marziale interna della tradizione cinese.

Porta con sé aspetti del Qi Gong e del Nei Gong, e mira ad aiutare l’individuo a sviluppare la propria forza interna.

Voglio soffermarmi in particolare sulla parola Nei Gong, che è un ideogramma cinese composto da 2 pittogrammi:

内功

Il primo (Nei) 内 significa “interno“.

Il secondo (Gong) 功 significa “lavoro, abilità e forza“.

Nei Gong significa dunque “lavorare per costruire la forza interna” e indica un insieme di tecniche e metodi delle arti marziali cinesi che condizionano il corpo e la mente del praticante per prepararlo al combattimento (cit. Wiki).

Inutile dire che, nell’ottica della mia scalata, l’argomento mi interessi molto.

Per una mente come la mia che tende a essere molto dispersiva e passare da un pensiero all’altro con estrema velocità, lasciandomi a volte spiazzato, credo che il Tai Ji Quan possa fare bene… può essere un modo per “rallentarmi”.

Infatti, proprio come in questa arte marziale, solo il movimento lento consente di “sentire” dentro di noi quello che si sta facendo (processo di consapevolezza).

Rallentare i miei pensieri è un traguardo ancora molto difficile, se non impossibile. Ma rallentare il corpo e portare la mente a concentrarsi su movimenti lenti è a mio parere un bell’inizio. La consapevolezza fisica, in questo senso, potrà forse favorire anche la mia consapevolezza mentale… come al solito, si tratta di traguardi molto lontani.

Spero che l’argomento vi abbia interessato, seppure lo abbia solo accennato e non sia un grande esperto al riguardo!

A presto.

Come ho cominciato la scalata

Voglio cominciare il primo articolo con una delle mie metafore preferite, che è quella della montagna, da cui prende titolo il blog.

La montagna riflette il percorso di crescita personale che devo, o meglio, sento di dover intraprendere in questo periodo della mia vita. Un percorso di crescita interiore, psicologico, emotivo e spirituale.

Ma come ci si prepara a un cammino del genere?

 

Noi non siamo tutti uguali, quindi se andiamo in montagna ognuno di noi molto probabilmente porta con sé oggetti diversi (ad esempio chi soffre il freddo porta con sé un k-way). Non solo, ma anche la montagna da scalare varia da persona a persona (chi sa di dover affrontare un’arrampicata si doterà di imbrago, corda e moschettoni… ).

Alla luce di tutte queste analogie, mi appare chiaro che per intraprendere questo percorso è necessario:

– conoscere la montagna da scalare

– conoscere se stessi

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Purtroppo nella realtà la montagna da scalare è ignota, o se ne conosce solo una parte: l’approccio che uso di solito è vedere giorno dopo giorno quali sono le difficoltà che incontro, cercando dei lietmotiv – fili conduttori – che mi accompagnino.

Il secondo punto è enormemente difficile e l’argomento è troppo vasto per essere affrontato nel primo articolo.

Inoltre, la separazione dei due punti è molto semplicistica. Anziché essere slegati, questi due concetti sono in stretta relazione e si aiutano reciprocamente: una conoscenza della montagna aiuterà a conoscere se stessi (e viceversa).

Una buonissima idea è quella di affidarsi a una (o più) guide, che possono dare una mano durante la scalata. Si può trattare di familiari, amici, parenti, qualsiasi persona con la quale abbiamo instaurato dei legami. E, perché no, anche persone che ci sono sconosciute.

Visto che la montagna siamo noi, queste persone ci aiutano a scoprire qualcosa di nuovo su noi stessi.

La conoscenza di sé attraverso gli altri è una delle noti dolenti del percorso, ma può essere al tempo stesso una grande risorsa.

Quindi gambe in spalla (meta-metafora) e cominciamo…

Sì, ma concretamente di cosa parlerò qui?

Non ne ho ancora la minima idea. Questo è il mio spazio personale, probabilmente parlerò dei miei interessi, ma in modo diluito nel tempo.